343 – Memmo/Sette Crocette

Da Memmo al Passo delle Sette Crocette (n° 343)

Caratteristiche del percorso: Memmo (m 989) – Passo Sette Crocette (m 2041). L’escursione si sviluppa inizialmente su comoda stradina, poi su mulattiera ed infine su sentiero ben marcato, dapprima attraverso il bosco e successivamente lungo il pascolo alpino.

Dislivello: m 1052.

Interessi paesaggistici: ampi panorami sull’Alta Val Trompia e sulla Media – Alta Valle Camonica

Interessi naturalistici: flora del pascolo alpino e delle rocce acide.

Periodo propizio: da giugno ad ottobre, con la fioritura ai massimi livelli in luglio.

Tempi di percorrenza: salita (ore 3.15); discesa (ore 2.30).

Abbigliamento: da media montagna.

Segnaletica: CAI n° 343.

Parcheggio: piazza di Memmo.

L’itinerario inizia dalla piazza di Memmo, solatia frazione di Collio, imboccando una stradina che rasenta una caratteristica vasca in cui si raccoglie fresca acqua zampillante.

Frecce direzionali informano che, seguendo la segnaletica CAI corrispondente al n. 343, in tre ore e quindici minuti si salirà da quota 989 m sul livello del mare a quota 2041 m del Passo di Sette Crocette.

La stradina asfaltata penetra tra le antiche case di Memmo, lascia sulla sinistra una seconda vasca-lavatoio e sale fino a raggiungerne una terza.

Proseguendo lungo via Memmo, trascurando così la stradina sulla destra che porta in località Plagna, si giunge nei pressi di una monumentale cappella, dedicata alla Madonna con Bambino, sulle cui pareti laterali figurano dipinti di S.Maria Goretti e S.Antonio Abate.

La recente restaurazione è pregevole opera di Gabriel Gatti.

Qui altre frecce direzionali indicano la salita a destra, mentre a sinistra scende la mulattiera che conduce in località Fiale. Da questo punto di osservazione si può godere di una suggestiva vista panoramica sull’ampia conca solcata dal torrente Torgola, la cui acqua è risultata fondamentale per la storia delle miniere dell’Alta Valle Trompia.

I fianchi della montagna sono costellati da numerose cascine abitate per tutto l’anno.

Sulla sinistra il cammino è accompagnato da un lungo filare di alti Fraxinus excelsior (Frassino), qua e là intervallato da alcuni esemplari di Betula pendula (Betulla), di Corylus avellana (Nocciolo), di Populus tremula (Pioppo tremulo), di Crataegus monogyna (Biancospino) e di Memmo visto dalla strada di collegamento con Collio.

Sulla sinistra poi s’incontra un nucleo di cascinali ristrutturati, sulla facciata di uno dei quali è posta una targa

beneaugurante: “e che … gh’è l’aria dè montagna e i fiur e j – usilì, e ‘l cor quand ché ‘l scaragna él vé so ché a guarì”, frase tratta da una poesia del famoso cantore dialettale bresciano Angelo Canossi.

La stradina spiana, lasciando a destra una fitta abetaia (Picea excelsa), frammista a qualche larice (Larix decidua), per poi risalire con fondo cementato, trascurando la deviazione in leggera discesa che conduce ad uno chalet in legno.

I segni bianco-rossi, dipinti sui massi, rassicurano che il tracciato intrapreso è corretto.

Giunti in un piazzale le frecce direzionali, poste di fronte ad un bivio, indicano di imboccare la salita a destra.

In basso è possibile udire il gorgoglio dell’acqua di un ruscelletto e, percorsi pochi metri, è necessario prestare attenzione alla segnaletica che induce ad abbandonare l’ampia stradina sterrata per affrontare a destra uno stretto sentiero che dapprima si insinua tortuoso in una fitta abetaia, poi in un lariceto puro e infine, facendosi più marcato, consente di guadagnare la cresta.

Il sottobosco è costituito prevalentemente da Rubus idaeus (Lampone), i cui gustosi frutti in autunno alleviano la fatica dell’ascesa, dai cespugli spinosi di Juniperus communis (Ginepro), dai tappeti di Erica carnea (Erica carnicina) e di Vaccinium myrtillus (Mirtillo nero) e dallo Pteridium aquilinum (Felce aquilina).

Raggiunto lo spartiacque e superato un capanno in muratura, ecco apparire dinnanzi la dorsale orografica sinistra della Valle Trompia, formata dal Monte Ario, Monte Pezzeda, Corna Blacca e il Dosso Alto, a chiudere in testata la valle. Sul filo di cresta appena conquistato, camminando tra due ali di larici e betulle, più fitte a destra che a sinistra, lo sguardo spazia sulla dorsale dominata dal Monte Mericolo, che separa Graticelle dalla Val Torgola.

Il ripido sentiero, che nell’ultimo tratto diventa pianeggiante, consente di raggiungere Malga Canali (m 1380) e di cogliere nel fondovalle l’allungarsi delle case di Collio, la maestosa parrocchiale e il campanile, la conca di Serramando con i numerosi cascinali, l’alta Valle Trompia con il Monte Dasdana e le Cime Colombine che degradano verso la meta: il Passo delle Sette Crocette.

Da qui si percorre una comoda strada sterrata che, transitando accanto ad un bacino dell’acquedotto comunale, conduce fino a Malga le Pozze (m 1479).

In questo tragitto, in leggera salita, si attraversa un pianoro pascolivo con una rotondeggiante pozza d’acqua, che nelle giornate luminose è visibile da buona distanza in quanto riflette la luce come fosse uno specchio.

A lato della malga un palo attrezzato di frecce segnaletiche indica di abbandonare la stradina che porterebbe a raggiungere le numerose cascine che costellano il versante orografico destro della Valle di Serramando.

Il percorso, invece, prosegue con una traccia che taglia il versante e che richiede attenzione negli attraversamenti di torbiere.

In estate è possibile osservare la tipica flora del pascolo alpino, come la Campanula barbata, l’Arnica montana, l’Hypochoeris uniflora, la Scorzonera rosea, la Daphne striata e molte altre specie che rendono irripetibile l’armonia e la bellezza cromatica del pascolo stesso.

Addentrandosi in Val Larice, si percorre il fondovalle in cui scorre l’acqua di un sinuoso e rumoreggiante torrentello e si perviene a Malga Mesorzo (m 1692), circondata da Malga Mesorzo recentemente ristrutturata.

Piegando ora a sinistra, si ritrova una stradina sterrata che favorisce il raggiungimento dell’ampio pianoro sovrastante che si attraversa diagonalmente, da sinistra a destra, transitando su una ben marcata traccia accanto ad una pozza, realizzata con un piccolo sbarramento artificiale al fine di alzare il livello dell’acqua stagnante.

Abbandonata, poco dopo, la mulattiera principale che condurrebbe in Val Pofferatte con le omonime Malghe di Mezzo e di Sopra, si piega ad angolo retto sulla sinistra, seguendo un sentierino che sale ripidamente a Malga Mesole (m 1926).

Questa atavica costruzione in pietra nera è la dimostrazione di quanto dovesse essere dura, quassù, la vita dei montanari.

Compiuti una serie di comodi tornanti si raggiunge quindi il Passo (m 2041), dove un altare di pietre piatte sovrapposte è sormontato da Sette Croci in ferro, sostitutive di quelle antiche in legno.

La storia di questa testimonianza si confonde con la leggenda, fatto sta che il Passo ha adottato nel tempo il nome di Sette Crocette, in virtù della presenza antica di queste croci anche se l’origine del nome potrebbe non essere legate a queste croci ma al fatto che questo luogo era un punto di incrocio.

Ampio il panorama circostante, dove lo sguardo spazia su tutta l’Alta Valle Trompia e Valle Camonica.

Sette Crocette: dopo la doverosa sosta ci si incammina verso S. Glisente.

 

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