348 – Sentiero Minatori
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DESCRIZIONE SENTIERO
Caratteristiche del percorso: il sentiero è stato inaugurato in occasione del 50° di fondazione del CAI di Collio V.T.il 2 giugno 2010 e si svolge nei comuni di Bovegno e Collio V.T.
Partenza: Miniera Tassara (m 763) – Prati di Piazze Alto (m 1186) – Passo Croce (m 1441) – Pezzeda (m 1615) – Vezale (m 1168) – Prati di Piazze Alto (m 1186) – Miniera Tassara (m 763).
Dislivello: in salita m 852.
Interessi paesaggistici: ampi panorami sull’Alta Valtrompia.
Interessi naturalistici: presenza di medoli ed esemplari di noccioli di straordinaria dimensione.
Periodo propizio: da giugno ad ottobre con la fioritura ai massimi livelli in luglio.
Difficoltà: media.
Tempi di percorrenza: salita ore 3.40 – discesa ore 3.20 – periplo ore 7.
Abbigliamento: media montagna.
Segnaletica: CAI n° 348 e variante 348a.
La nascita di gran parte del sentiero minatori si perde nel tempo, quando il ferro estratto nell’alta Val Trompia era trasportato in Val Sabbia e precisamente a Forno d’Ono.
Camminandoci dentro si ha l’impressione che le pietre e gli alberi sussurrino piano, raccontando una storia fatta di fatiche, di miserie, di imprecazioni da parte di chi transitandovi, sicuramente non per diletto, era impegnato in un duro lavoro.
Vita dura e sacrificata, quella dei contadini/minatori di una volta: i ritmi di lavoro non erano certo ritagliati sulla necessità e sulle possibilità personali, ma venivano imposti dall’incalzare delle stagioni e dalla variabilità degli eventi climatici.
Il trasporto del materiale ferroso “Ferrazze” avveniva con cavalli e/o muli (tale sentiero era chiamato Via Caalera, proprio perché praticato per trasportare il minerale a mezzo di animali da soma) fino al Passo Croce e quindi a Forno d’Ono.
La bellezza di questa porzione di tracciato sta sopratutto nel tragitto che da Piazze porta al Passo Croce. E’ un percorso a trincea che, serpeggiando nel bosco fitto, guadagna lentamente quota.
Altro tratto che merita una particolare attenzione (non è ancora tracciato in modo completo dal CAI) dal punto di vista storico e paesaggistico è quello che da Collio porta a Piazze (Strada alta) in quanto è citato sia in un documento datato 1857 dove sono riportati i medoli Oliva, Razzano, Stella, Re, Carcasso, sia in un documento del 1700 (relazione dei Deputati alle miniere del Consiglio dei Dieci – Venezia Archivio di Stato) dove è ritratta la miniera Re (calcificazione del minerale di ferro).
Questo segmento di strada è veramente bello e in alcuni tratti esiste ancora il selciato originale.
Spesso lungo il percorso, si trovano le “jal” ovvero piani creati artificialmente ed utilizzati per ottenere il carbone con la legna.
Descrizione
1° tratto: Parcheggio miniera Tassara – prati di Piazze
Si parte dal parcheggio della Tassara. Imboccato il ponte si gira a destra per un breve tratto di sterrato di circa 200 metri.
Si approda alla strada asfaltata della Miniera, si svolta a destra e dopo 100 metri si imbocca la mulattiera a sinistra, dove una sbarra indica il divieto di transito per mezzi a motore.
La si percorre per circa 1 Km fino a giungere all’incrocio, in località Piazze, con il sentiero che proviene dal Trampolino di Collio (detto Strada alta, in contrapposizione a quello da noi percorso detto strada Bassa e che conduce ai medoli, Razzano, Stella, Re che, come detto è percorribile con molta attenzione) e con i prati di Piazze.
2° Tratto: Piazze Basso – Piazze Alto.
Si continua a percorre per circa 300 m la mulattiera proveniente dalla Miniera Tassara, quindi prima del piano che immette nel prato di Piazze Alto si devia a destra e si imbocca il tratto di sentiero che caratterizza, per la sua conformazione, gran parte del percorso.
Questo, nel prato di Piazze, è uno dei tratti allo scoperto da cui è possibile ammirare tutta la parte alta della Val Trompia: Guglielmo, Muffetto, Crestoso, Colombine, Maniva ecc; oppure, ad una linea più bassa, Memmo, la Valle di Serramando, Ivino ecc.
3° Tratto: Piazze – Passo Croce
Lasciata quindi la mulattiera si entra in un bel bosco di abeti, larici e querce affrontando la parte più suggestiva di tutto il percorso: un sentiero a forma di “U” (come una pista da Bob) utilizzato in passato per trasportare il materiale di ferro estratto dalle miniere.
Si sale a zig-zag sempre immersi nel bosco arrivando, dopo circa 30 minuti, al Passo Croce, dove incrociando la strada per Irma è possibile dissetarsi.
4° Tratto: Passo Croce – Scalvine – Pezzeda
Abbandonata subito la carrozzabile per Irma, si scende a destra dalla fonte per circa 30 m sulla carrozzabile e si sale a sinistra, dove, si segue il sentiero tracciato dal CAI di Bovegno.
Dopo pochi metri si incontra il roccolo “Fetta” che si lascia a sinistra. Si transita dopo poco davanti al serbatoio ASM, arrivando in pochi minuti ad una pozza dove, poco dopo, il sentiero si divide. Il tratto a destra è ancora il sentiero del CAI di Bovegno che porta al Monte Ario e/o all’incrocio con il 3V, mentre il nostro sentiero prosegue a sinistra, tagliando orizzontalmente la montagna ed attraversando la località “Scalvine”.
Appena superate le Scalvine si incrocia il sentiero Gaetano Castiglioni: con una deviazione di circa 20 minuti è possibile arrivare al cippo che bne ricorda il sacrificio.
In una decina di minuti di cammino, peraltro pianeggiante, ci si porta nei pressi del Pozzo delle Lesche vecchio abbeveratoio, per le mucche, ormai in disuso ed utilizzato dai malghesi della Malga Pezzeda Sera di Sopra.
Arrivati al limitare del bosco, con una piccola deviazione a destra (vedi palo segnaletico) è possibile arrivare al Rifugio Tonassi (Larice) e al Rifugio Blachì 2, dove si può sostare, essendo aperti tutto l’anno.
Ritornando al nostro sentiero invece si scende a sinistra fino a raggiungere un tratto delle piste da sci che se seguite portano al rifugio Blachì1 da cui si può raggiungere eventualmente Collio a piedi o in seggiovia.
5° Tratto: Pezzeda – Vezale
Arrivati all’incrocio con le piste da sci di Pezzeda un palo segnaletico ci indica di prendere il sentiero che scende a sinistra.
Transitati in fianco a Malga Pezzeda Sera di Sopra (la si lascia a destra) dopo un breve tratto in mezzo al bosco si arriva alla località “Tre Scodele” dove si passa in fianco ad una casetta in legno.
Proseguendo ancora per circa 300 metri si giunge all’imbocco del prato di Vezale da dove, per chi desidera ritornare a Collio si può procedere per imboccare la mulattiera che proviene da Pezzeda e che ci porta alla località Trampolino oppure, entrare nel prato dove, percorse poche decine di metri, all’altezza di un rudere è possibile imboccare il sentiero che ci riporta in località Piazze.
Particolare attenzione si deve porre a questo doppio incrocio per imboccare correttamente il sentiero per Piazze che si imbocca esattamente dove c’è il rudere.
6° Tratto: Vezale – Piazze Alto
Inizia in questo tratto una tipologia di sentiero diversa da quelli tipici della zona, legati ai pascoli delle Colombine o alle rocce della Corna Blacca.
Qui la natura selvaggia ha preso il sopravvento: da anni il bosco non è ceduato. Lo si nota dalle dimensioni eccezionali dei noccioli che possono raggiungere diametri di 30 cm ed altezze di 10-15 metri.
Nei primi anni 50 alla mattina presto tali boschi (località Bordegnes) brulicavano di persone che con il “bastarel” sulle spalle (il bastarel era un sacco che si appoggiava sulla testa e sulle spalle e serviva per trasportare più comodamente la legna, o altro carico ed era tipico della montagna) venivano a raccogliere la legna percorrendo parte del sentiero.
Come detto, al palo segnaletico (presso la cascina diroccata) svoltare a sinistra e abbandonare la mulattiera per seguire per circa 200 metri in piano il tracciato a mezza costa ed entrare quindi nel bosco.
Qui inizia il sentiero all’interno del bosco (circa 500 metri) che in orizzontale porta al “bait del Tenda”.
Lasciato il “bait” in basso a destra e percorsi circa un centinaio di metri si incrocia un sentiero ( da qui è possibile scendere a Collio con la variante 348b del sentiero) che si abbandona quasi subito per scendere a destra per circa 100 metri. Si attraversa quindi un canale ed infine si prosegue orizzontalmente per un centinaio di metri quindi altra piccola discesa fino ad una deliziosa ed inconfondibile “Jal”.
Scavalcati altri due canali, denominati Valdar e Verzilì, dopo circa 20 minuti si transita davanti al gruppo di case Piazze Alto e Stalle e si devia quindi a sinistra imboccando il sentiero a mezza costa (la mulattiera a destra è privata come anche tutti i prati) che si percorre per circa 100 metri raggiungendo in breve il sentiero percorso all’andata e la mulattiera proveniente dalla Miniera Tassara.
Ripercorso quindi l’ultimo tratto dell’andata si scende fino al parcheggio dove si termina.
Conclusioni
Ci sono tratti del sentiero che ben si adattano al caldo dell’estate, altri ai colori dell’autunno ed altri al paesaggio candido dell’inverno. Si alternano tratti quasi pianeggianti a tratti in salita. Lo si può accorciare o allungare a proprio piacere senza comprometterne la bellezza.
La vegetazione del sentiero
Il sentiero dei minatori si snoda sulla parte del versante orografico sinistro della Valle Trompia che va dalla Miniera Tassara fino alla località Trampolino a Collio V.T.
E’ questo un ambiente che, esclusi i prati di Piazze, è caratterizzato da pendii molto ripidi e scoscesi, tant’è che ha visto la presenza dell’uomo esclusivamente per l’approvvigionamento del legname.
Dagli anni 1950 in poi nei versanti sopracitati, dato l’abbandono dell’attività di ceduazione, è ripresa la crescita spontanea di piante che hanno infittito i boschi. Ed è per questo che ci sono esemplari di alberi di straordinaria dimensione. Si incontrano lungo l’escursione, ad esempio, noccioli (Corylus avellana) con tronchi di circa 30 cm.
La vegetazione è dominata dalla presenza di abeti (Picea excelsa) con sporadica apparizione di zone a faggio (Fagus sylvatica). Non è da trascurare, sopratutto nelle vicinanze dell’alveo del fiume Mella, la presenza di salici ed ontani, per citare solo le specie più diffuse.
Il sottobosco con poca luce non permette una facile diffusione delle specie erbacee. Si incontra comunque il ciclamino (Cyclamen purpurascens), il geranio (Geranium nodosum), il giglio (Lilium martagon), il narciso (Narcissus poeticus) e tante altre specie tipiche dei suoli acidi.
In conclusione è doveroso sottolineare che ciò che più affascina è proprio il sentire attorno a sé un habitat che da più di mezzo secolo non ha visto l’intervento dell’uomo.