355/356 – Collio Cima Colombine

Da Collio a Cima Colombine attraverso la Val di Ivino e il Pian delle Baste (n° 355 – n° 356) 

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Da Collio a Cima Colombine attraverso la Val di Ivino e il Pian delle Baste (n° 355 – n° 356) 

Caratteristiche del percorso: Tizio di Collio (m 870) – Pian delle Baste (m 2030) – Cima Colombine (m 2217).

L’escursione si snoda dapprima su comoda mulattiera selciata, poi sterrata, quindi su sentiero nel pascolo erboso e infine su pascolo roccioso.

Dislivello: m 1347.

Interessi paesaggistici: ampi panorami sulla Valle Trompia e sulla media ed alta Valle Camonica.

Interessi naturalistici: flora tipica dei prati falciabili, dei pascoli alpini e da ultimo flora alpina del substrato acido.

Periodo propizio: da giugno ad ottobre, consigliamo in particolare metà luglio per godere pienamente della massima fioritura.

Difficoltà: il tracciato risulta sempre agevole, anche se il dislivello da superare consiglia una discreta preparazione.

Tempi di percorrenza: salita (ore 4.30); discesa(ore 3). Abbigliamento: da media montagna, senza ricorso a particolari attrezzature.

Segnaletica: C.A.I. n.° 355 – n° 356.

Parcheggio: in piazza municipale di Collio o nell’ampio parcheggio comunale antistante la caserma dei carabinieri.

Descrizione

Lasciata l’automobile nell’antica piazza municipale di Collio o nell’ampio parcheggio antistante la caserma dei carabinieri, si sale alla frazione Tizio, mantenendo l’impetuoso torrente Bavorgo sulla destra. Attraversatolo grazie ad un ponte, e consultato le segnalazioni complete di tempi di percorrenza e altimetrie relative all’ escursione n° 355, si prosegue raggiungendo il restaurato Santuario di Tizio, trascurando la strada che affianca la navata, si transita davanti al ballatoio con gradini del n° civico 122 e si piega decisamente a destra immettendosi lungo un viottolo, attorniato dai muri delle case antiche di questa frazione.

In breve si raggiunge un secondo palo indicatore, in prossimità di una fontana, che induce a compiere sulla sinistra una curva ad angolo retto e ad imboccare via Ivino. Qui termina il tratto in asfalto e inizia la stradina ciottolata, che si snoda tra i bassi muretti a secco delimitanti i prati falciabili di questa ampia conca sospesa con bella vista su Collio.

Accompagnati da cespugli di nocciolo (Corylus avellana) e da piante di carpino nero (Ostrya carpinifolia) si perviene ad un bacino dell’acquedotto comunale, mentre i segnali bianco rossi del C.A.I. indicano di proseguire dapprima a destra e poi a sinistra, evitando così i tratti di mulattiera che conducono alle cascine private.

Una lunga e ben curata siepe di maggiociondolo (Laburnum anagyroides) guida il cammino verso lo scollinamento di un dosso in corrispondenza della cascina Roncomò, attorniata da secolari aceri (Acer pseudoplatanus), noci (Juglans regia) e frassini (Fraxinus excelsior). Nel corso dell’ascesa del prato ecco presentarsi, in rapida successione, dapprima il Dosso Alto, poi il Corno Barzò e infine la Corna Blacca, mentre in basso si delinea il fondo valle scavato dal fiume Mella e i tornanti della rotabile che sale da Collio alla frazione Ivino.

Si entra ora nel bosco con prevalenza di querce (Quercus petraea) e con qualche sporadica infiltrazione di abeti (Picea excelsa) e si incontra, dopo qualche ripido tornante, una cappellina, costruita con sassi, a ridosso di uno spiovente roccioso.

Si guadagna quota in presenza di qualche castagno (Castanea sativa), betulla (Betula pendula), pioppo tremulo (Populus tremula), salice (Salix caprea) e sorbo (Sorbus aucuparia), che tentano ancora di contrastare il predominio delle aghifoglie.

Usciti dal bosco misto, si attraversa un prato scosceso, evitando il sentiero a destra, che conduce ad un cascinale.

Qui, allo scoperto, si domina la valle formata dallo scorrere precipitoso delle acque del torrente Ondola e il cimitero di Collio, che chiude lo sguardo al fondovalle.

Si lascia poi sulla sinistra un bel nucleo di cascine, puntando in direzione di un imponente traliccio dell’alta tensione, la cui posa ha causato una piccola frana.

Superatala, grazie ad una accorta gradinatura con traversi di legno, si raggiunge in breve la località Pentégas (m 1220 – 1 ora).

Lo sguardo si apre ora sull’immensa conca di prati, costellata da caratteristiche cascine.

Ci si innesta sulla stradina per fuoristrada, che sale dalla frazione Ivino e, proseguendo in direzione nord ovest, si passa tra un maestoso cascinale e il relativo silter seminterrato a volta semisferica.

Si calpesta per un poco una stradina cementata che sale tra i prati falciabili, mantenendo la linea del costone che separa la valle dell’Ondola da quella del Bavorgo. Si passa vicino a cascina Poffe (m 1325) e poi si attraversano alcuni roccoli sovrastanti le cascine Besucche.

Si deve camminare ancora un poco sullo sterrato, passando vicino ai bacini dell’acquedotto comunale.

Quando appare dinnanzi, in lontananza, Malga Casantighe, è necessario prestare attenzione alla segnaletica verticale che indica di abbandonare tale stradina.

Si prende sulla sinistra uno stretto sentiero che tiene il filo di cresta di un dosso, alla cui sommità campeggia un grande traliccio della linea elettrica proveniente dalla Valle Camonica e diretta in Valle Sabbia.

Con stretti e ripidi tornanti si raggiunge tale pilone ed ecco aprirsi dinnanzi un ampio pianoro su cui campeggia Malga Marmor (m 1645 – 2,30 ore)

Qui un altro palo segnaletico indica di seguire la stradina, ormai dissestata, tracciata dall’Enel per la posa dei piloni dell’alta tensione.

Lasciata al di sotto Malga Marmor si guadagna lentamente quota fino a raggiungere, con ampi tornanti, il Pian delle Baste (m 2030 – 3,45 ore), dove un casermone diroccato testimonia la retroguardia militare della 1a guerra mondiale.

Affiancato tale rudere, ci si immette poco dopo sulla stradina contrassegnata dal segno bianco-azzurro del ben noto sentiero “Cinelli” della Tre Valli. Si segue per circa duecento metri tale stradina in direzione del Passo delle Sette Crocette ed, in corrispondenza di un’ampia curva, un palo indicatore invita a piegare sulla destra ad angolo retto.

Si segue il tracciato sassoso che era servito per la posa del pilone più alto della sopracitata linea elettrica dell’alta tensione.

Con comodi tornanti si giunge in breve su Cima Colombine (m 2217 – 4,30 ore), accompagnati dai fischi delle curiose marmotte, che hanno trovato l’habitat idoneo tra i massi di una larga frana.

Da quassù si gode di una bellissima vista sull’allungata dorsale del Monte Guglielmo, delle bianche e spioventi rocce della Concarena, Pizzo Camino e Presolana, del ghiacciaio sospeso del Bernina, del nero Cornone di Blumone e della Cima Adamello sovrastante l’omonimo gruppo.

Senza trascurare i monti che delimitano la sinistra orografica della Valle Trompia, fra cui il Dosso Alto, Corna Blacca, Monte Pezzeda ed Ario. Per quanto riguarda il ritorno si consiglia di raggiungere Malga Marmor per la stessa via della salita.

Da qui, anziché scendere in Val di Ivino, ci si lascia guidare dal segnavia n. 356, portandosi sul dosso, che delimita la sinistra orografica della Val Serramando.

Si scende ora su debole traccia nel pascolo e si perviene a Malga Mericolo, affiancando un lariceto (Larix decidua) che sale dal fondovalle.

A destra della malga si stacca un sentiero, che si abbassa nel bosco di aghifoglie e di ontani verdi (Alnus viridis).

Dopo alcune curve ci si trova di fronte ad un lungo muretto di sassi. Si tiene la destra e ci si lascia guidare da questo cordolo di massi.

Con una stradina sassosa piuttosto larga si giunge ad un incrocio di sentieri; si piega ad angolo acuto su se stessi e si affianca per un certo tratto un vecchio muro a secco.

Si attraversa, mantenendo poi la stessa direzione di ingresso, una larga stradina sterrata, tracciata per la posa di un bacino dell’acquedotto comunale.

Si entra così in una fitta abetaia e la stradina ora battuta si avvicina sempre più al torrente, le cui acque si sentono rumoreggiare nel fondovalle.

Affiancato un vecchio fienile ci si innesta, poco sotto il ponte Re, alla confluenza di tre valli: Valle dei Larici, Valle Pisseri e Valbona.

Si percorre in discesa la mulattiera che sale da Collio, lasciando le sorgenti del Bavorgo alle spalle.

Evitando di scendere al ponte più a valle, la comoda mulattiera passa tra i meravigliosi e caratteristici cascinali, che hanno fatto la storia del paese, fra cui cascina Tesa. Si trascurano le diramazioni che si staccano in piano e si scende sempre più verso il fondovalle.

A tratti la stradina diventa cementata e, seguendo i segni bianco-rosso del C.A.I, si zigzaga ora tra le più basse cascine di Serramando, fino ad attraversare un primo ponte sul torrente Bavorgo.

Poco sotto ci si immette sulla strada asfaltata che conduce in breve al centro del paese

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